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AQUASANTA - Mille universi
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Il nome stesso del gruppo si rifà all’antico
nome del quartiere vecchio di Palermo.
Non c’è uno strumento che non sia vero. Tutto
è autentico, fiati, archi, percussioni, tastiere
e voce. E’ tutto volutamente protratto verso il
recupero della “musica vera”.
Quella musica che si fa per gli orecchi (prima che per
gli occhi).
E la loro musica è
così, come il nome che portano… contraddittoria,
sfaccettata, policroma.
L’antico, quello che siamo oggi perché qualcosa
siamo già stati ieri, affiora come quando l’aria
imbianca e increspa l’acqua di piccole e grandi
bolle.
E’ un continuo ricercare nel fondo di qualcosa.
Come scendere negli abissi marini più profondi
per ritornare velocemente fino a quell’esplodente
confine tra acqua ed aria e via… verso l’opposto
dello spazio infinito verso altri confini. Ma i “mille
universi” cui si richiamano gli Acquasanta sono
anche quelli dei nostri più intimi abissi e dei
nostri più infiniti spazi interiori.
Il micro e il macrocosmo dentro a un viaggio musicale
che sta tutto nello spazio che vogliamo dare alla vita
per chiudere gli occhi e… sognare.
Non è un disco solo etnico (come si dice oggi),
e non è un disco solo jazz o blues… forse
neanche solo pop… sì, c’è e
si sente il mediterraneo. Per loro che sono siciliani
e che hanno registrato questo disco davanti alle saline
di Marsala, c’è molto di più che una
connotazione semplicemente di genere o l’impronta
della reminiscente provenienza.
C’è sete di mettere insieme: orizzonti nuovi
e già respirati; i suoni dei pomeriggi assolati
nei giochi di instancabili bambini; il vento che gonfia
le vele verso Gibilterra sulla scia di Ulisse; i volti
segnati da rughe infinite tra i veli scuri di improbabili
vedove; il mai dimenticato nord come un impegno intriso
nel sangue… e la modernità, l’attualità,
l’essere di questo tempo e del tempo di domani,
pur sempre isolani che toccano il continente con la mano,
prima ancora che con lo sguardo.
In questo disco, “Mille Universi” gli “Acquasanta”
non hanno un titolo o un brano che è più
bello o più ascoltabile di un altro.
L’emozione vibra diversa per i diversi momenti…
anche quando la musica si accentua ripetitiva come fosse
minimale e poi si riallunga e si distacca, si reinventa
su un altro tema… e poi giù, ancora, a ribattere
nervosa fino a scoprirsi più poetica e antica grazie
ad un violino… o a un filo lungo sopra una nota
di fisarmonica. |
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