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Canto
e ricanto e lu mi' amor nun zente |
Note
"Nel 1975, grazie all’iniziativa ed al lavoro
di ricerca di quattro giovani spoletini appassionati di musica
popolare, viene pubblicato dalla Fonit-Cetra, un disco che
raccoglie 18 canti appartenenti alla memoria musicale della
terra spoletina.
Alcune di queste canzoni, per chi all’epoca come me
aveva meno di vent’anni, erano la conferma che frammenti
di arie popolari scherzosamente citate quasi a mo’ di
sfottò nei giorni di scuola, avevano invece un loro
fondamento, una matrice ed una conformazione certa, che tramandata
era finalmente “codificata”… fotografata…
impressionata.
In anni in cui il Duo di Piadena con “L’uva fogarina”
partecipava agli show televisivi del sabato sera ed il “liscio”
di Casadei entrava in Hit Parade, quasi mi amareggiava il
pensiero che non vi fosse anche qui, nello spoletino, a Spoleto,
la Spoleto del grande Festival dei Due mondi e patria della
lirica (vedi Stagione Lirica Sperimentale), una tradizione
musicale culturalmente più legata alla nostra terra.
Per fortuna, all’improvviso, come da un cilindro magico,
uscì invece questo disco che in qualche modo colmò
una lacuna che non era poi neanche tanto piccola. E per noi
appassionati comunque di musica e che, anche a scuola, avevamo
letto le poesie di Fernando Leonardi, che sapevamo di ricerche
universitarie e libri certamente validi ed interessanti sul
folklore musicale umbro (ma abbastanza noiosi, scritti più
per addetti di alto livello che per la gente comune), il disco
de “L’altra Spoleto” fu uno squarcio nel
cielo… un autentico spartiacque.
Da quel momento, canzoni come “Arrizzete compà”
o “Sant’antolin de legnu” erano, non più
solo per la vecchia generazione prevalentemente contadina
del luogo, ma per tutti gli spoletini, canzoni “vere”,
la cui esistenza era ormai “certificata”, palpabile,
registrata, incisa e pubblicata e quindi oramai ufficializzata.
Mai più nessuno, con lo stesso tipo di qualità
e di enfasi, ebbe la possibilità di “rinnovare”
e diciamo di continuare, almeno per quanto riguarda il territorio
di Spoleto, una ricerca ed un riportare in superficie di una
tradizione che sicuramente non è mai stata estremamente
ricca (per mere ragioni socio-culturali e per aspetti sociologici
non secondari).
Se c’è infatti ancora oggi, così lontani
da quel 1975, una testimonianza della musica tradizionale
di Spoleto, questa si può trovarla solo in questo disco
de “L’altra Spoleto” intitolato
“Canto e ricanto e lu mi’ amor nun zente”.
Quel disco usci, come tutti i dischi dell’epoca, in
vinile. La tecnologia in questi trascorsi 37 anni ha modificato
non poco le modalità di ascolto e di fruizione della
musica e, gli stessi impianti Hi-Fi o gli stessi giradischi
che nel 1975 ci consentivano di poter ascoltare quei dischi,
oggi sono praticamente superati ed inesistenti. Però
non si poteva lasciar “superare” una così
memorabile testimonianza storica e culturale, ed ecco che
per iniziativa di Heristal Entertainment e grazie ad uno specifico
accordo con Warner Music che, questo disco, viene appositamente
“recuperato” (digitalizzato), per essere pubblicato
per la prima volta in CD e consentire così, a quelli
che allora lo apprezzarono e lo conobbero, di ritrovarlo ancora
oggi ma, soprattutto, di consentire alle generazioni più
giovani di poterlo conoscere a loro volta e… “portarlo
ancora avanti” per gli anni che verranno.
Ecco perché viene ripubblicato questo disco e tecnologicamente
attualizzato, perché “Canto e ricanto
e lu mi’ amor nun zente” de “L’altra
Spoleto” è senza dubbio l’unica, vera e
autentica testimonianza trasferita su supporto meccanico,
della storica tradizione musicale di Spoleto e dello spoletino
e che come tale non può e non deve essere dispersa.
A futura memoria di una delle nostre più belle tradizioni
perchè ricchezza del nostro bagaglio culturale.
Pietro Paluello
Leggi la relazione
del Prof. Tullio Seppilli
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