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Il disco:
E’ un doppio conpact-disc per la durata totale di oltre
82 minuti ed è la fedele registrazione del concerto
dal vivo svoltosi a Spoleto la sera del 12 luglio 2013 sulla
Piazza del Duomo di questa importante cittadina umbra, quale
evento ufficiale nel cartellone dell’edizione n. 56
del Festival dei Due Mondi.
E’ un cosiddetto “concerto-oratorio” poiché
oltre alla musica si recitano alcuni dei testi tratti dall’Aneddotica
di San Filippo Neri e che di fatto rientrano proprio in quella
“disciplina” di cui lo stesso San Filippo fu grande
promulgatore che è il pregare cantando in gioia e in
allegrezza.
Gli accadimenti della vita amorosa verso Dio e la Chiesa
di San Filippo Neri sono oggi più che mai attuali,
in un momento in cui tutto è distorto e tutto è
figlio dell’ipocrisia, dei falsi valori e del falso
potere.
Il brano “Paradiso, Paradiso”, poi, altro non
è che il già celeberrimo, ma mai pubblicato
prima d’ora, “Preferisco il Paradiso” dalla
omonima fiction televisiva che vide protagonista nei panni
appunto di San Filippo, il bravo Luigi Proietti. Per poterlo
inserire in questa “nuova” inedita versione e
grazie all’interezza dell’opera poterlo poi pubblicare
per la pima volta, si è dovuti ricorrere ad un particolare
accordo editoriale.
Le musiche sono dirette direttamente da Marco Frisina, l’orchestra
“Fideles et Amati” è composta da circa
60 elementi e non manca il Coro della Diocesi di Roma con
poco più di 50 elementi. La voce di soprano è
quella di Paola Cecchi, mentre la voce recitante è
quella invece di un monumento del teatro italiano e mondiale:
Giorgio Albertazzi, che a voluto prestare la sua inconfondibile
voce a questa prima d’opera ad appena un mese dal suo
90° compleanno.
A tutt’oggi quest’opera nel suo insieme non è
stata ancora ri-eseguita ed è fruibile solo in questo
supporto CD. A breve saranno pubblicate anche le partiture
delle musiche sole e di quelle con i canti.
Perché un concerto oratorio.
Quando Filippo Neri creò quella comunità fatta
di preghiera, canto, pellegrinaggi nelle basiliche romane
e tanta allegria la volle chiamare “Oratorio”,
cioè luogo di preghiera.
In realtà San Filippo inventò qualcosa di ancora
più grande e complesso, capace di influenzare culturalmente
e religiosamente non solo i suoi contemporanei ma anche l’avvenire.
Infatti noi chiamiamo “oratorio” anche il genere
di composizione sacra, che ebbe tanto sviluppo proprio a partire
da Filippo neri, in cui la musica commenta e “racconta”,
nel modo suo proprio, le grandi storie bibliche o delle vite
dei santi. Tanti capolavori sono stati scritti a partire da
questa intuizione e tanta musica ha consolato, infiammato,
fatto pregare e commuovere i cuori degli uomini.Questa composizione
vuole essere in linea con quell’intuizione di Filippo.
A partire dai racconti dei testimoni straordinari di quell’avventura
che ci raccontano gli aneddoti della sua vita, ho voluto fare
un omaggio musicale a quella leggerezza, a quella luminosa
esperienza spirituale e nello stesso tempo offrire una lettura
serena e gioiosa della vita, cos’ come San Filippo l’ha
vissuta. In un tempo di crisi e di pessimismo fa bene guardare
al cielo, al sole oltre le nuvole, al bambino innocente che
spesso è nascosto dentro di noi e che abbiamo dimenticato
in qualche stanza remota della nostra anima. Sarà proprio
un testimone di quelle vicende a raccontarle, un bambino ormai
cresciuto e che forse gli anni, le sofferenze, le disavventure
e le turbolenze della vita, hanno reso più disilluso
e pessimista.
Ma è bello per lui ricordare e ritrovare quella gioia,
quella leggerezza, quel desiderio di volare e di sorridere
e poter raccontare quell’innocenza che gli dava tanta
pace.Ogni racconto è contrappuntato da un brano musicale
in cui protagonisti sono la gioia e il sorriso, in cui si
percepisce fortemente il profumo e l’atmosfera di Roma,
della sua anima popolare e nobile, scanzonata e poetica: la
Città che Filippo adottò con tanto amore, lui
che era fiorentino di nascita, e che trasformò con
il suo sorriso facendola “cantare” con la sua
fede e la sua carità luminosa. Ho voluto usare un linguaggio
musicale estremamente semplice e trasparente, cercando di
esprimere l’anima “naïf” di Filippo,
e di strappare un sorriso anche all’ascoltatore di oggi,
così smaliziato e “adulto”, sollevando
un po’ della tristezza che a volte oscura il nostro
orizzonte.
C’è una parola che ricorre spesso in questa composizione:
Paradiso. Credo che faccia bene ripeterla, anche per un non
credente, anche per chi pensa di vivere un proprio “inferno”
privato, anche per chi crede che non possa esistere un luogo
così, ma anche per chi lo desidera, per chi vorrebbe
ritrovare il bambino smarrito nei meandri del proprio cuore.
Per una sera sorridiamo e guardiamo verso il cielo di Filippo.
Mons. Marco Frisina
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