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The Stars
"Ricordo chiaramente da bambino di essere rimasto affascinato
e profondamente colpito dall'esperienza dell'osservazione
della volta celeste. Grandi scrittori di fantascienza come
Philip Dick e James Ballard, nonché l'appassionata
e continuativa frequentazione di periodici come “Le
Scienze” hanno contribuito ad arricchire il mio bagaglio
di suggestioni prima e di conoscenze poi circa tale argomento.
Anche i grandi film sullo spazio ed i documentari sugli astri,
hanno acceso ed accresciuto la mia immaginazione su mondi
lontani e diversi dal nostro.
Con gli anni mi sono reso conto che oltre che a fornirmi
delle risposte, tutte queste suggestioni mi avevano spinto
a pormi degli interrogativi circa la reale possibilità
di comprendere da parte nostra una realtà come quella
della spazio profondo, che ritengo posa andare oltre le possibilità
cognitive forniteci dalla nostra esperienza di vita. Per molti
anni mi sono chiesto in preda all'entusiasmo che cosa avrei
potuto fare per partecipare del meraviglioso mistero che è
l'universo. La vastità dell'argomento mi ha sempre
fatto ritenere opportuna nonché doverosa la scelta
di una chiave di interpretazione chiara e circoscritta alla
mia area di interesse circa tale argomento. Non volevo con
questo mio poema, rischiare di parlare di un tutto senza dire
nulla.
La magnifica opera di Gustav Holst “The Planets”
che amo particolarmente e che ha in alcuni dei suoi passaggi
ispirato il mio lavoro, fornisce una visone romantico descrittiva
dei pianeti del sistema solare. Essi hanno dei caratteri tipici
ed una personalità che sono magistralmente tradotte
in musica dal compositore inglese. Personalmente sono sempre
rimasto affascinato dall'aspetto problematico, oscuro, inintelligibile,
siderale del cosmo. Domande, in particolar modo, hanno animato
la mia immaginazione e creatività: potremmo mai davvero
capire l'idea di un inizio che si origina dal nulla, di uno
spazio che si crea in funzione della materia che si espande,
di un tempo che è tale solo come convenzione umana
ma che non ha ragion d'essere la dove il tempo non esiste?
Riusciremo veramente a padroneggiare l'idea di uno spazio
sferico e finito ma in espansione, all'interno del quale si
scatenano battaglie violente tra forze opposte.
Forse siamo alle soglie di un'alba della coscienza ... Spero
dunque che vi sia un posto per il mio breve canto."
LUIGI MAIELLO
Luigi Maiello (nota biografica)
E' nato a Roma nel 1980. Qui ha studiato e si è prima
diplomato presso il Liceo Classico Socrate e poi laureato
con lode in musicologia all'Università di Tor Vergata.
Attualmente si sta perfezionando in composizione e musica
elettronica all'Accademia di Santa Cecilia.
Tra Brahms e Wagner ha sempre preferito il secondo e dunque
ama fare una musica che racconti emozioni, mondi, sentimenti
e passioni che pur raccontate dalla musica, vanno oltre la
musica.
Ama il cinema americano (quello di Penn e di Eastwood: intendiamoci),
la fantascienza (quella di Dick, Bradbury e Ballard), la pittura
(Caravaggio, Poussin, Turner, Hopper, Magritte e Ver Meer).
La musica tutta: dai Pink Floyd a Mahler, dal folklore celtico
a Vaughan Williams, purché aspiri a quegli spazi interiori
che egli dice di riuscire a ritrovare solo nei grandi paesaggi
del Nord.
Ha scritto colonne sonore, musica per teatro, cinema e televisione.
Anche se sarebbe più giusto dire che, come sempre egli
stesso dice: “ha scritto musica ...e poi il teatro,
la televisione, la radio e il cinema hanno deciso di utilizzarla”.
Se potesse frequentare dei personaggi immaginari preferirebbe
avere tra i suoi amici il giovane Holden; forse è per
incontrarne qualcuno che viaggia e legge molto. Adora leggere
Dante, Milton, Eliot e poi Hemingway, Conan Doyle ed Herman
Hesse.
Ha sempre avuto una passione per le radici delle cose: non
a caso ama le piante, i fiori, la natura e quando legge di
musica preferisce leggere testi “radicali” come
i libri di Mithen, Adorno e Rosen.
Crede nella verità dell'arte e vive pensando che nulla
sia più importante. Ma su questo punto dichiara di
non essere originale: “…preceduto – forse
– da almeno due, tremila filosofi nella storia dell'umanità”.
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