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Voltaire: la figura ed il pensiero
La cultura europea viene attraversata durante
il Settecento da un grande fermento, che vede il suo centro
nella Francia di Voltaire: è l’età dei
Lumi, il secolo dell’assoluta fiducia nella ragione
umana, chiamata a rischiarare le menti contro le superstizioni
ed i pregiudizi, premessa ideologica della Rivoluzione Francese.
Da qui nasce la profonda critica all’idea contemporanea
di Stato assoluto, nemico dell’autonomia intellettuale
dei cittadini.
Voltaire, appassionato sostenitore della tolleranza religiosa
e dei diritti dell’uomo, non deve essere considerato
soltanto la personalità di maggior rilievo dell’Illuminismo,
ma soprattutto il prototipo dell’intellettuale moderno,
in lotta anche contro quei sistemi filosofici che ritiene
troppo lontani dalla vita reale e fondati su princìpi
astratti: dunque non tanto un filosofo, ma piuttosto un militante.
Per Voltaire infatti la filosofia non deve essere un’avventura
intellettuale i cui risultati debbano sempre suscitare il
dubbio, ma, dovendo sempre più somigliare alle scienze
della natura, da intendersi come uno strumento dell’emancipazione
umana, un mezzo per liberarsi dai pregiudizi e raggiungere
un benessere concreto: così ad esempio, sulla scorta
della dottrina deista, riconosce l’esistenza di un essere
superiore artefice del mondo (il “grande orologiaio”,
lo chiama), ma si rifiuta di illustrane gli attributi, perché
per gli uomini inintelligibili con chiarezza; allo stesso
modo, nega l’intervento divino nelle vicende terrene
secondo criteri finalistici non verificabili, ma preferisce
piuttosto attribuire valore alle azioni umane alla luce dei
loro effetti sulla società. Anche sotto il punto di
vista etico, non ricorre perciò a giustificazioni di
ordine trascendente per spiegare l’origine del male,
ma ne accetta la presenza come elemento naturale della condizione
umana.
Liberare l’umanità dalla superstizione, accrescere
la ricchezza e la conoscenza, progredire verso una civilizzazione
universale: questo fu il progetto dell’Illuminismo,
che ispirò Voltaire nelle sue incessanti campagne contro
l’ingiustizia e nella sua permanente e violenta critica
nei confronti del potere civile e religioso dell’epoca.
Scopo di tutta la sua opera non fu infatti che quello di rifondare
la vita europea su basi diverse da quelle dell’assolutismo
e del cristianesimo.
Dogmatico all’estremo nella sua concezione di civilizzazione,
fu invece estremamente pragmatico e relativista quanto alle
forme politiche che essa avrebbe potuto assumere: il miglior
regime rimane per lui quello che meglio promuove la civilizzazione,
ma la sua natura dipende dall’epoca, dal luogo e dalle
circostanze.
Per Voltaire il campo d’azione del filosofo non può
che essere l’attualità, nella quale può
intervenire efficacemente tenendo fede a quell’impegno
attivo che il proprio ruolo gli impone al fine di migliorare
la vita degli uomini: è infatti necessario migliorare
le istituzioni sociali e difendere i diritti fondamentali
dell’uomo, tra cui prima di tutto la libertà
di pensiero.
Il precipuo interesse che Voltaire nutre per il presente non
porta tuttavia alla svalutazione della storia, che rimane
sempre al centro della sua ricerca: il suo ricco progetto
storiografico si basa però sull’indagine filosofica
del processo di civilizzazione dell’umanità,
avvenuto attraverso le epoche grazie alla guida della ragione.
L’amore per la verità è una rivoluzione
continua, che permette di giudicare le rivoluzioni storiche
per quello che valgono: felici quando comportano un progresso,
criminali quando sono sanguinarie. Tutta l’opera di
Voltaire è dedicata alla libertà, che rappresenta
la sua sola ragione di essere ed il suo più grande
ed ancora attuale insegnamento.
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